La Resilienza? Ok Ma Non Nel Sedere

I primi giorni di confinamento forzato a causa del virus sono stati accolti dallo scrivente come una sana e temporanea pausa di riflessione, alle soglie della sessantina un breve periodo di riposo non mi avrebbe di certo fatto male.

Non l’avrei di certo trascorso nell’ozio, ne ho approfittato per adeguare le mie conoscenze professionali con le nuove tecnologie ma anche le mie passioni non ludiche, amo cucinare ma ero una frana con pane, pizze e dolci, oggi non lo sono più.

Seguivo attentamente i TG e qualsiasi cosa riguardasse questo maledetto virus cercando di seguire alla lettera qualsiasi regola mi fosse imposta pur di fare la mia parte e le ho rispettate sin dal primo giorno.

Pur non avendone titolo ho pure cercato di mettermi nei panni di chi da palazzo deve prendere delle decisioni importanti sulla nostra salute e sull’economia senza provare invidia per chi doveva prendersi quelle responsabilità ritenendomi fortunato a non essere al loro posto.

Sta finendo questo maledetto anno, ho rispettato tutte le regole rinunciando anche ad incontrare gli affetti a me più cari ed ho la sensazione che di tutta questa confusione che trapela dai palazzi sia anche colpa mia.

Mia la colpa perché sono andato in vacanza quest’estate col distanziamento e la mascherina, mia la colpa perché due settimane fa il mio tabaccaio era chiuso ed ho sconfinato nel comune limitrofo, mia la colpa perché lo stesso giorno ho fatto il pieno al self service più conveniente fuori dai confini comunali.

Ho riacceso a volume bassissimo la TV che sta alla sinistra del mio PC dove sto lavorando, ogni tanto gli butto un occhio e nel silenzio del mio ufficio riesco ad estrapolare una nuova regola ed un nuovo termine: ‘dobbiamo seguire le regole con molta resilienza’, frase che sarebbe stata pronunciata dal presidente.

Conosco il termine resilienza quale valore dinamico della resistenza fisica dei materiali alla prova d’urto senza rompersi, il termine viene pure usato in psicologia e anche dalle mie parti come sinonimo di calcio nel sedere (tanto per non essere volgari).

Il calcio nel fondo schiena nel mio paesello di origine non è un detto offensivo ma il ricambiare un favore anche contro la volontà di essere ricambiato, magari solo un bicchiere di vino e una fetta di salame, è un piccolissimo segno di riconoscenza ma detto da palazzo mi sembra tutt’altro.

Detto da palazzo l’ho accusato il colpo nel didietro, detto da loro proprio sotto le feste quando è da tempo che sto contando i giorni alla rovescia per ricevere il mio regalo più gradito, il piacere di rivedere i miei affetti più cari, i miei nipotini più piccoli che non vedo da tempo, è un avvertimento e va bene così.

Ma forse hanno ragione a spedirmelo proprio lì, nel mio onore, non ho paura delle malattie, ne sono abituato e ne sono uscito a testa alta, magari ho il virus e non me lo sento, non vorrei essere l’untore per cui accetto anche questo sacrificio rispettando le regole.

Rispetterò le regole, me ne resterò qui nel mio piccolo ufficio ad abbellire il mio blog e a far nascere le mie previsioni, anzi, ho giusto queste cinque, le stavo mettendo giù per il fine settimana ma quasi quasi ve le anticipo.

Sono le solite, ambata, ambi e lunghetta da usare con cautela, se decidete di metterle in gioco, pratica che sconsiglio, vi consiglio di verificare che nel frattempo non abbiano dato esiti positivi, in tal caso non giocatele.

Probabilmente quando Sognolotto ha giocato voi dovete ancora leggere questo post, volete saper quella che ho scelto?

Quella su Napoli – Buon Natale