Vin Santo, al Bar della Bea Ben si Beve

Da buona barista che è, la Bea questa volta mi ha deluso, ero cecamente convinto che sui vini, almeno quelli italiani, sapesse vita morte e miracoli fino a quando il Walter, milanista ancora convinto che la sua squadra potesse arrivare prima in questo campionato, non le chiede una bottiglia di Vin Santo Toscano da consumare con i suoi tre amici di battaglia rossonera.

Lo avrebbero accompagnato con i classici  Cantucci esposti in bella mostra nella vetrinetta dei dolci impacchettati accanto al frigo dei gelati, tanto offre Walter. La Bea tentenna ma poi si decide, arraffa e apre la scatola dei biscotti, versa il contenuto su un vassoio in vimini cercando, nel frattempo, di capire cosa fosse quell’ altra strana richiesta, non ha detto mosso, non ha detto fermo, non ha detto rosso e nemmeno bianco, Walter lo vuole santo e si sa, la dote migliore della Bea è quella di saper accontentare tutti, vedrete che accontenterà anche quella combriccola di metalmeccanici in mobilità.
Ero lì ed ho sentito bene la richiesta del suo cliente, so bene ed ho sperimentato sulla mia pelle e sulle mie gambe quant’è buono quel nettare passito, me la ridevo sotto i baffi appena rasati, finalmente ho colto in fallo la mia amica, ora voglio vedere che faccia farà quando, di fronte al Walter le confessa che la sua cantina è sprovvista di vini con l’aureola intorno, mi guarda, intuisce la mia stretta risata e mi lancia uno sguardo dal fare minaccioso. Era ancora lì, quasi come se contasse uno ad uno i biscotti sul plateau, il panico stava per prendere il sopravvento, mi chiese in quale parrocchia si trovi il Vin Santo allora decisi di intervenire in suo aiuto. Le dissi che il Vin Santo è un vino passito, in un angolo della cantina, tempo fa lo notai sotto il piccolo secondo scaffale in legno in fondo a  sinistra.

Ora la Bea si sentiva più sollevata, mi invitò ad andare a prendergliene  una o due e così feci, giusto il tempo di scendere e risalire le scale, con un panno levo la polvere dalle bottiglie poi, a stappare la prima ci pensa lei con il suo stile da sommelier da oste per camionisti, mette vino e biscotti su un vassoio e si dirige verso la confraternita dei Walter, si inchina, versa, augura salute ai quattro, poggia il tutto sul tavolino da sei (il Walter è abbondantemente in sovrappeso) e ritorna verso il bancone, mi ringrazia e mi chiede se ne volessi un goccio, tanto è dolce. ‘Aspetto che finisci il turno poi lo sorseggiamo assieme, vedrai, non ti farà male’.
Nel frattempo consumo un Crodino accompagnato da qualche stuzzichino, giusto una decina di minuti poi avrebbe smontato. Il Walter mi conosce appena ma è molto gentile, siccome il suo passito era già arrivato in fondo alle gambe a lui e tutti i suoi compagni me ne versa un calice tanto per finire la bottiglia. La Bea si era assentata e non ha visto ne sentito nulla, per lei la giornata era finita e si stava cambiando d’abito.

Mi raggiunge poco dopo, arraffa l’altra bottiglia e la apre con fare poco raffinato, piglia due calici e li riempie per tre quarti. Da subito apprezzo il buon Vin versandosene subito un secondo calice e poi un terzo. Per lei, era il terzo, per me era il quarto, girava voce che fuori il bar si fosse piazzata una pattuglia per i normali controlli stradali e da li dobbiamo per forza passare per andare a cena, qui salta patente e libretto, per fortuna a soli cento metri c’è la miglior pizzeria della zona, è un pò cara ma piuttosto che rimetterci punti ne vale ancora la pena.
Quel che è successo dopo la pizzeria non ve lo posso raccontare tranne quel che segue, le previsioni che la Bea custodiva come sempre nella sua borsetta. Buona fortuna!